23/10/17

PARMENIDE E IL PENSIERO DELL'ESSERE


Parmenide è il filosofo dell'essere e della staticità ed è stato il primo ad applicare un principio della logica a ragionamento filosofico. Per Parmenide, come in Eraclito, tra la realtà, la ragione umana e il linguaggio esiste una sostanziale identità; dall’ordine del mondo provengono l’ordine della mente che lo pensa e della lingua che lo descrive. Molti ragionamenti di Parmenide si basano su questa identità.

 IL LOGOS E LA DOTTRINA DEI CONTRARI

Eraclito ritiene che la legge segreta del mondo risiede proprio nella stretta connessione dei contrari che in quanto opposti, lottano fra di loro, ma allo stesso tempo non possono fare a meno l'uno dell'altro dato che vivono solo l'uno in virtù dell'altro: il bene e il male, l'amore e l'odio ecc. Quindi niente esisterebbe se allo stesso tempo non esistesse anche il suo opposto. In questa guerra fra i contrari (detta Polemos), Eraclito vide quello che lui definiva il logos, la Legge Universale della Natura.


IL FLUSSO UNIVERSALE

Per Eraclito nel mondo non c'è nulla che sia in uno stato di quiete: tutto è costantemente in movimento. Tale condizione riguarda anche l'uomo. Secondo Eraclito non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume, non solo perché le acque si rinnovano costantemente, ma anche perché la nostra identità personale è qualcosa di sempre cangiante: "tutto scorre" (panta rei). Eraclito identifica la forma nell'Essere del Divenire poiché ogni cosa è soggetta al tempo e alla sua relativa trasformazione. Questa concezione della realtà come fluire si concretizza nella tesi secondo in cui il principio delle cose è il "Fuoco". Egli sostiene questa tesi: il fuoco condensandosi diventa acqua e poi terra, dopodiché la terra rarefacendosi diventa acqua e poi fuoco. Quindi tutto ha origine e fine nel fuoco. 














22/10/17


ERACLITO E L'ESPERIENZA DEL DIVENIRE



Eraclito è la prima figura di pensatore isolato che troviamo nella storia della filosofia greca. Nasce a Efeso in Asia Minore. Dal carattere altero e superbo, ostile al regime democratico della sua città, si ritira nel tempio di Artemide dove vive in contemplazione e isolamento. Qui scrive un libro intitolato "Intorno alla natura" e destinò questo libro ai suoi pochi discepoli. L'ambiguità e la complessità di questo libro valsero ad Eraclito il soprannome "oscuro". 
La sua riflessione si può sintetizzare nelle seguenti tematiche:
  • il flusso universale
  • il lògos e la legge dei contrari



SCHEMI DEI NUMERI

Per studiare le proprietà dei numeri, i pitagorici usavano rappresentarli disponendoli a squadra in modo da formare un angolo retto.
E' possibile generare tutti i numeri dispari partendo dall'unità e applicando ripetutamente la squadra.

LO SCHEMA EVIDENZIA IL CARATTERE QUADRATO E LIMITATO DEI NUMERI DISPARI.


Nel caso dei numeri pari invece se i punti vengono disposti in parti uguali lungo i lati, viene a mancare il vertice della squadra, cioè l'elemento che pone il limite.
I numeri pari venivano considerati numeri rettangolari, quelli dispari numeri quadrati. 


LO SCHEMA EVIDENZIA IL CARATTERE RETTANGOLARE E SENZA LIMITE DEI NUMERI PARI.

A ogni numero corrisponde una figura geometrica determinata: l’uno è il punto, il due la linea, il tre il triangolo (per i pitagorici “figura piana primissima”), il quattro il tetraedro (per i pitagorici “figura solida primissima).
IL NUMERO COME PRINCIPIO COSTITUTIVO DELLA REALTÀ

I pitagorici considerano il numero come il vero e proprio generatore di tutte le cose. Per i Greci il numero non era qualcosa di astratto, ma aveva caratteristiche fisiche e geometriche. I pitagorici rappresentavano l'unità con un punto dotato di estensione spaziale: un numero era contemporaneamente una figura geometrica e viceversa. Sulla base di questo presupposto, il matematico pitagorico Filolao mostrò come dall'unità-punto si possono generare gli altri numeri e tutti i corpi fisici, secondo il seguente modello:


Come si vede da questo schema, dall'uno si genera la linea, la superficie e il solido.

Se il numero è la sostanza delle cose per capire i rapporti tra di esse dobbiamo fare riferimento ai rapporti tra numeri, poiché si dividono in pari e dispari. Ne consegue una concezione dualistica dell'universo: da un lato vi è il dispari, che è un'entità limitata, simbolo del bene e della perfezione; dall'altro vi è il pari, che è un entità illimitata, simbolo di imperfezione, del disordine e del caos. Anche in questo caso i pitagorici si basano su schemi geometrici come quello seguente:

Come si può vedere dall’ immagine i numeri dispari interrompono la linea ideale, pongono cioè un limite, mentre quelli pari no.

I pitagorici chiamavano il numero "uno" parimpari, perché se sommato ad un numero pari lo fa diventare dispari e se è sommato ad un numero dispari lo fa diventare pari. Per questo l’Uno ha in sé sia la natura del pari, sia quella del dispari.

Il "10" è il numero perfetto: raffigurato come un triangolo che ha come lati il 4, esso contiene sia numeri pari che dispari. Su di esso (la sacra figura della tetractys) i pitagorici erano soliti prestare il loro giuramento di fedeltà all'associazione.




IL DESTINO DELL'ANIMA E LA RICERCA DELLA PURIFICAZIONE

Pitagora era mosso dal desiderio di tracciare una via di purificazione per l'anima, concepita come principio divino e immortale imprigionato nel corpo per colpa originaria. Si tratta di una dottrina ripresa dall'orfismo, un movimento religioso molto diffuso in Grecia e si ispirava al mitico poeta Orfeo. Gli orfici ritenevano che, dopo la morte, l'anima fosse destinata a reincarnarsi fino all'espiazione delle proprie colpe. Era però possibile interrompere questo lungo ciclo delle rinascite in corpi sempre diversi attraverso pratiche o riti di purificazione, permettendo all'anima di tornare presso gli dei. Pitagora si concentra nello studio dei mezzi per ottenere la liberazione dell'anima dalla vita materiale; tali mezzi sono da lui individuati in una prassi di vita ascetica, e implica l'obbedienza a precetti molto severi come l'astenersi dai rapporti sessuali o da particolari cibi, sottoporsi a riti di espiazione e abluzioni corporali e l'esercizio della filosofia. Quest'ultima è considerata come la via per la salvezza perché tramite la ricerca e la conoscenza conduce alla contemplazione dell'ordine che regna l'universo.
PITAGORA E LA FONDAZIONE DELLA SCUOLA DI CROTONE

Nacque a Samo una delle isole del dodecameso nel 580 a.C. circa, morì attorno al 496 a.C. Il suo nome significa "annunciatore del Pizio", in altre parole del dio Apollo che parla attraverso l'oracolo di Delfi. Era un filosofo e un matematico greco. Ben poco si sa della sua vita. Dopo aver viaggiato in Egitto, in Italia e Babilonia, dove raccolse informazioni matematiche, astronomiche e credenze religiose, emigrò a Crotone nella Magna Grecia per sottrarsi alla tirannia di Policrate. A Crotone fondò una nuova scuola filosofica, la Fratellanza Pitagorica, un'associazione politico-religiosa di carattere aristocratico, molto diversa dalla scuola di Mileto. Molti caratteri di questa scuola fanno pensare a una setta religiosa, in cui venivano seguite regole ascetiche ed era praticata la comunione dei beni.
Pitagora stesso, più che a un filosofo, si atteggiava a despota bizzoso: gli allievi che volevano accedere alla sua scuola dovevano seguire alcune rigide regole non sempre fondate sulla logica, tra le quali il divieto di mangiare fave e di toccare galli bianchi. Le dottrine fondamentali dei pitagorici riguaradano due argomenti: la dottrina dell'anima e la dottrina del numero.
La setta pitagorica riuscì in seguito a dominare numerose colonie trasformandosi in movimento politico-religioso ma la sua connotazione fortemente dispotica e aristocratica provocò una rivolta delle popolazioni che portarono alla distruzione della scuola e alla fuga di Pitagora a Metaponto, dove morì.
ANASSIMENE: L'ARIA COME PRINCIPIO DELLE COSE

Generalmente Anassimene viene collocato, insieme a Talete e ad Anassimandro, nel contesto dei "milesi", vale a dire i filosofi della città di Mileto, nella Ionia Minore: egli visse poco dopo il VI secolo a.C. Con Anassimene, la filosofia a Ionia compie un passo indietro: egli abbandona l'indagine "astratta" intrapresa da Anassimandro e torna alla ricerca di un unico principio materiale, che egli individua non già nell'acqua, bensì nell'aria. L'aria è quella sostanza infinita che costituisce tutte le cose. Le sostanze diferiscono tra loro per il diverso grado di condensazione dell'aria: l'aria, attenuandosi, diventava fuoco, condensandosi, diventava vento, nuvola, acqua, terra e così via, verso una 'durezza' sempre maggiore. Come Talete aveva dimostrato la presenza della vita negli esseri non viventi mediante l'esempio del magnete che attira il ferro e che quindi è vivo, così Anassimene partì da un esempio particolare per poi estendere le sue tesi all'intera realtà . Egli si servì dell'esempio della respirazione. Notò che a seconda dell'apertura della bocca l'aria usciva diversamente: a bocca larga usciva calda, mentre a bocca stretta usciva fredda. Così estese il processo all'intera realtà sostenendo che freddo e caldo fossero il risultato di un fatto quantitativo. L'aria a seconda che sia più condensata o rarefatta implica il freddo e il caldo. L'aria attraverso passaggi quantitativi può quindi trasformarsi in tutto.
Il mondo, secondo Anassimene, "è come un animale gigantesco che respira e il respiro è la sua vita e la sua anima." L'aria appare come elemento incorporeo, priva di materia. L'aria, per Anassimene, è 'il respiro del mondo', ciò che muove le cose senza essere nessuna cosa.
ANASSIMANDRO:L'APEIRON COME FONDAMENTO DEL REALE

Anassimandro nasce nel 611-610 a.C e muore nel 546 a.C.
E’ il primo autore di scritti di filosofia in Grecia: si ricorda il suo Intorno alla natura.
Anassimandro è un uomo politico e un astronomo al pari di Talete, di cui è concittadino e contemporoneo. Inoltre, Anassimandro, come Talete, viene incluso tra i pensatori della scuola ionicaAnassimandro individua il principio di tutte le cose non nell’acqua, nell’aria o in un determinato elemento naturale, ma nell’ ápeiron. L’ápeiron è il principio infinito e indeterminato da cui tutto deriva e a cui tutto torna. Anassimandro è, inoltre, il primo a definire questo principio primo di tutte le cose con il nome di arché. Le cose derivano, secondo Anassimandro, dall’ápeiron per separazione. I contrari si separano dalla sostanza infinita grazie a quell’eterno movimento che lo anima. Dalla separazione infiniti mondi vengono generati. Ogni mondo ha il tempo della nascita, della durata e della fine. E i mondi si succedono in un ciclo eternoAnassimandro descrive la terra come un cilindro che si libra nel mezzo del mondo e non è sostenuto da nulla: si trova infatti a uguale distanza da tutte le parti dell’universo e non ha quindi bisogno di muoversi verso nessuna di esse. 

Riguardo l’origine degli uomini, Anassimandro sostiene che essi non sono gli esseri originari della natura, perché non sono capaci di nutrirsi da sé e quindi, non avrebbero potuto sopravvivere se fossero state le prime creature terrestri. Gli uomini devono necessariamente aver tratto origine dagli altri animali: nacquero dentro i pesci e, dopo che nutriti ebbero imparato da essi a procacciarsi il cibo e a proteggersi, furono gettati fuori.

TALETE:L'ACQUA COME PRINCIPIO ORIGINARIO


Talete fu l'iniziatore della filosofia naturalistica, cioè quella filosofia che si interrogava sulla natura e sul principio generatore di tutte le cose.
Nato a Mileto tra il VII e l’VIII secolo a. C., è considerato, proprio da Aristotele, il primo filosofo della storia. Sulla sua vita non si hanno molte notizie. Al suo nome è associata la definizione di alcuni teoremi di geometria e di un metodo per la determinazione dell’altezza delle piramidi. Fu ingegnere e uomo politico, oltre che filosofo. Talete fu colui che diede vita alla cosiddetta "scuola di Mileto", ossia la prima scuola filosofica dell'antichità. La storia dei filosofi di Mileto, tra cui Talete, non ci è pervenuta tramite documenti originali, ma grazie all'aiuto di altri filosofi che ne raccontarono la storia, primo tra tutti Aristotele. Talete fu il primo nella storia che si pose il problema della ricerca del principio primo di tutte le cose; quest'ultimo avanzò un ipotesi su come ha fatto la natura a crearsi e a stabilire l’equilibrio ciclico che, anno dopo anno, si ripete. La riflessione naturalistica dei primi filosofi ionici va infatti alla ricerca di un elemento originario da cui concepire la derivazione di ogni cosa.Talete identificò il principio originario (archè) nell'acqua, da lui considerata fonte, sostanza e termine ultimo della realtà.


GLI IONICI E IL PROBLEMA DELL' ARCHE'

La prima riflessione filosofica si sviluppa nella Ionia intorno ai secoli VII-VI a.C. per cercare risposte agli interrogativi come:
  • Qual è l'origine dell'universo?
  • Come si spiega la vita sulle Terra?
  • Perché le cose sono come sono e accadono come accadono?
Coloro che inaugurarono questo nuovo stile di pensiero sono Talete (considerato uno dei sette Saggi), Anassimandro e Anassimene, tutti e tre di Mileto. Essi possedevano alcune fondamentali conoscenze di carattere tecnico scientifico. Si tramanda che Talete abbia previsto con largo anticipo delle eclissi e che Anassimandro abbia inventato la prima carta geografica e importato in Grecia le conoscenze tecniche per costruire l’orologio solare. Essi avevano tentato di spiegare i fenomeni atmosferici facendo ricorso a cause naturale e non più mitiche. A loro va soprattutto il merito di essersi interrogati per primi sulla natura mutevole del mondo e di avere individuato una causa da cui tutte le cose derivano. L’Archè rappresenta la materia di qui sono fate le cose, la forma che le ha generate, la legge divina che le governa. Questa parola greca significa "principio".

LE SCUOLE FILOSOFICHE

Le seguenti scuole filosofiche sono:

  • Gli ionici, come Talete, Anassimandro, Anassimene.
  • I pitagorici, come Pitagora e la sua comunità di allievi. Fondarono una scuola a Crotone.
  • Gli eraclitei, come Eraclito e i suoi discepoli. Operarono nella città ionica di Efeso.
  • Gli eleati, come Parmenide. Fondò la sua scuola nella città di Elea.
  • I fisici pluralisti, rappresentati da tre grandi pensatori: Empedocle di Agrigento, Anassagora di Clazomene e Democrito di Abdera.

Socrate, Platone e Aristotele rappresentano il pensiero più maturo della filosofia greca classica; a essi si ispirarono molti pensatori e scuole filosofiche di tutti i tempi.



LE MODALITÀ DELLA RICERCA FILOSOFICA NELLA GRECIA ARCAICA

In Grecia ci imbattiamo principalmente in scuole filosofiche, gruppi di uomini che conducevano una vita comune in forte solidarietà di pensiero e di azione. Queste comunità avevano anche un carattere religioso, come la scuola pitagorica. Il più delle volte si trattava di comunità laiche, legate dal vincolo della ricerca e dal bisogno di comunicare i frutti delle proprie scoperte intellettuali. Le scuole filosofiche antiche non miravano all'insegnamento ma erano delle vere e proprie comunità di vita, in cui si dibattevano i problemi teorici, si condividevano scelte e soluzioni pratiche e parlavano dei propri dubbi.


LA NASCITA DELLA FILOSOFIA

La riflessione filosofica si sviluppò nelle colonie greche della Ionia in Asia Minore, in particolare nelle fiorenti città di Mileto, Efeso, Colofone e Samo. In questi centri si respirava un’atmosfera di libertà e vivacità intellettuale sconosciuta altrove. In quel periodo stava emergendo una nuova classe di cittadini ricchi e intraprendenti che cercavano di mettere in discussione il predominio delle vecchie aristocrazie agrarie per affermare un sistema politico adeguato ai propri bisogni. Rivendicavano eguali diritti politici e pari dignità per tutti, in particolare i nuovi sociali. Questa è la prima forma di democrazia di cui abbiamo notizia nel mondo antico. Questa rivendicazione è intesa come richiesta di isonomia (uguaglianza di fronte alla legge).
IL SIGNIFICATO DEL TERMINE "FILOSOFIA"

La parola filosofia di origine greca significa letteralmente amore per la sapienza. Essa è composta dal verbo ‘amare’ e da ‘sapienza’. Il pensatore greco affermava che è tipico che tutti gli uomini hanno l’impulso di chiedersi il perché di tutte le cose.

ARISTOTELE

LA BIOGRAFIA Aristotele nacque verso il 384 a.C., a Stagira, città della penisola calcidica, nella Grecia settentrionale (vicina al...