29/01/18

SOCRATE


Socrate (399 a.C.), uno dei principali filosofi greci, nacque ad Atene tra il 470 e il 469 a. C. Il padre, Sofronisco, era scultore, mentre la madre Fenarete era una levatrice. Di umili origini, fu tuttavia educato come un rampollo dell’alta società ateniese. Da soldato semplice fu presente nella Guerra del Peloponneso, segnalandosi per valor militare in diverse battaglie, tra cui a Potidea dove salvò la vita al giovane Alcibiade.
Nel 406-405 si dedica alla vita politica, entra nella Bulè, il Consiglio dei Cinquecento – corrispettivo del nostro parlamento – e viene eletto pritano, cioè membro della presidenza collegiale dello stesso Consiglio. Convolò a nozze due volte, con Mirto e Santippe, di cui si tramanda una risaputa isteria.
Cacciati i Trenta Tiranni, vicini allo stesso Socrate, il saggio pensatore fu vittima di una campagna persecutoria ad opera dei restauratori della democrazia ateniese. Accusato di voler divulgare una nuova religione e di corruzione della gioventù, (300 a.C.), venne condannato a morte tramite avvelenamento con la cicuta, sostanza usata per somministrare la pena capitale nell’antica Grecia. 

Socrate era ritenuto il più saggio tra i filosofi perché lui “sapeva di non sapere”, mentre gli altri mancavano di tale consapevolezza. E pur conoscendo magari solo qualcosa di peculiare della arte, erano convinti di sapere tutto e poter insegnarlo ali altri. Egli fu probabilmente condannato per il suo fastidioso modo di pungolare gli altri e costringerli a dubitare delle loro incertezze.
Egli metteva in crisi il suo interlocutore insidiando dentro di lui il dubbio; non formulò concetti universali, né cercò di dare una corretta definizione di “bene”, “male” o delle “virtù”; piuttosto dimostrò che quelli che si reputavano sapienti, in realtà non erano. 

Per fare ciò adottava un metodo diviso in due momenti:
•    Ironia: consisteva nel demolire le tesi avversarie basandosi sulla “finzione”. Metteva in ridicolo le posizioni contrarie dopo aver finto di accettarle come giuste. Conversando con un interlocutore poneva delle domande incalzanti che alla fine provocavano risposte contraddittorie tra loro, fino a che l’interlocutore ammetteva di non sapere nulla a riguardo.
•    Maieutica: consisteva nel far risvegliare nell’interlocutore il gusto della verità, che a suo avviso si trovava nell’anima delle persone; è dunque quell’arte che attraverso il dialogo fatto di domande e risposte, doveva aiutare le persone a trovare e far emergere le idee giuste di cui la sua anima è gravida.


Socrate si paragonava a una levatrice, come sua madre, che ormai troppo anziana per partorire aiutava le altre donne a farlo. Così lui, sapendo di non sapere, non proponeva nuove conoscenze, ma metteva alla prova i giovani in modo da capire se le loro intelligenze  erano “gravide” di pensieri giusti e degni d’essere sostenuti.

08/01/18

PRODICO

 Prodico nacque a Ceo, un’isola delle Cicladi, tra il 470 e il 460; venne mandato dalIa sua città  in diverse occasioni ad Atene, dove ebbe un grande successo come oratore politico, nonchò per le sue lezioni di filosofia e di retorica. Prodico è rimasto famoso soprattutto per i suoi studi di sinonimica e di etimologia, che inquadrò nel piano vasto problema del rapporto natura-cultura, allora assai sentito e dibattuto. Il linguaggio – le parole – costituisce per Prodico un fatto naturale se considerato in sè (etimologia), ma anche un fatto convenzionale, se considerato nella sua applicazione pratica (sinonimica), all’interno di una società. Infatti l’etimologia, in individuando l’origine di un nome e collegando dei suoni a degli oggetti, a fatti naturali, stabilisce una stretta dipendenza della parola dalla cosa. D’altra parte, oltre a questo significato “naturale” di ogni vocabolo, vi è anche un significato “storico” che esso assume e che deriva dall’uso, cioè dalle condizioni ambientali e storiche in cui viene usato: questo significato storico è studiato appunto dalla sinonimica.
GORGIA


Gorgia nacque nel 485 in Sicilia e morì a 109 anni. Fu discepolo di Empedocle ed esercitò la sua arte retorica in molte città della Grecia. Nella sua prima opera, Sul non essere o sulla natura, egli stabilì le sue tre fondamentali tesi: Nulla c'è. (se qualcosa esiste, esso sarà o l'essere o il non essere o entrambi insieme. Ma in non-essere non c'è, ma neanche l'essere c'è. Se ci fosse dovrebbe essere o eterno o generato o tutti e due. Ma se è eterno non ha alcun principio e quindi è infinito, quindi non è in alcun luogo e se non è in nessun luogo non esiste. Ma non può essere neanche generato perché dovrebbe essere nato o dall'essere o dal non essere; ma non può essere nato dall'essere perché se è essere è già; ma neanche dal non-essere perché non può generare) Se anche qualcosa c'è, non è conoscibile dall'uomo (visto che le cose pensate non sono esistenti, sarà vero anche l'inverso, cioè che l'essere non è pensato). Se anche è conoscibile, è incomunicabile agli altri (se ci fosse qualcosa e fosse pensabile, non potrebbe essere comunicata agli altri, poiché non c'è rapporto tra le parole che usiamo per parlare delle cose e le cose medesime. Gorgia dimostra queste tesi con dei paradossi e nega la pensabilità logica ed ontologica dell'essere.
PROTAGORA

Protagora nasce ad Abdera, nella città di Democrito. Fu anche uomo politico perché contribuì alla costituzione dei Turi. Fu processato per empietà, oltraggio alla religione, perché aveva detto che non ci si poteva pronunciare sugli dei, perché non si hanno prove e perché gli dei sono immortali. Per Protagora ciò che esula dall’esperienza personale non può essere oggetto di conoscenza, ma non solo: l’uomo è misura di tutte le cose, l’esperienza personale è sempre vera; la verità è definita proprio dalla percezione e dall’opinione personale. E tuttavia, se anche tutte le opinioni sono vere, ci sono opinioni migliori di perchè orientano verso il bene, che è l’utile del singolo o della comunità. Per questo, il retore deve saper rendere forte l’argomento debole, deve saper trasformare i sentimenti di una persona o di una comunità.
I SOFISTI


I sofisti erano esperti del sapere che giravano di città in città facendosi pagare per il proprio insegnamento, erano cioè come dei professori itineranti. Si possono distinguere due generazioni di sofisti: Sofistica antica ha come maggiori rappresentanti Protagora e Gorgia. Il loro scopo era la formazione del cittadino per poter partecipare attivamente alla vita politica nell'interesse della polis Nuova sofistica i suoi esponenti sono caratterizzati dall'uso spregiudicato della parola. Lo scopo della loro educazione era l'affermazione dell'individuo e dei suoi interessi personali anche contro la polis. Si parla infatti di esasperazione dell'individualismo. Ai sofisti si deve lo spostamento della ricerca filosofica dalla natura all'uomo, infatti vengono definiti come i primi umanisti antichi. 
IPPOCRATE


 Ippocrate di Kos è considerato "il padre della medicina" cui è attribuito il "Giuramento di Ippocrate" che i medici sono obbligati a fare a tutt'oggi prima di iniziare la professione, anche se la forma originale del giuramento è ben diversa da quella odierna. Altri importanti contributi del medico scienziato sono stati gli studi sui cadaveri in chiave scientifica, l'invenzione della cartella clinica, dei concetti di diagnosi e prognosi, legati all'osservazione dei sintomi del paziente.

Ippocrate di Coo, o di Kos, nasce sull'isola di Kos intorno al 460 a.C. da una famiglia aristocratica di medici devoti ad Asclepio, il dio della medicina nell'antica Grecia (noto in latino come Esculapio). Egli codificò il metodo della scienza mendica antica basandosi su una analisi empirica e un attenta interpretazione razionale dei risultati dell'osservazione. 
questa scienza mira a ristabilire l'equilibrio dell'organismo sulla base della stretta interdipendenza tra la parte e il tutto, attraverso il dialogo e la collaborazione tra medico e paziente.
DEMOCRITO

Democrito di Abdera (circa 460 a.C. – circa 360 a.C.) è un atomista.
L'atomismo è una filosofia della natura basata su due principi: gli atomi e il vuoto. "Atomo" significa "indivisibile": l’atomo è l’ente ultimo della realtà, ingenerato e indistrittubile. Gli atomi sono in movimento incessante nel vuoto, e quindi in continuo scontro reciproco: se le loro forme sono compatibili si combinano, se sono incompatibili si respingono. Tutto, compresa la vita e le forme di vita che noi stessi siamo, si forma meccanicamente da questo movimento, secondo ferree leggi di causa ed effetto.
Alcune delle qualità degli atomi sono oggettive, come la durezza, la forma, il movimento; altre invece sono il frutto della diversa combinazione degli atomi e dell’incontro con la nostra percezione e sensazione: il sapore, il colore, l’odore e la temperatura. Per Democrito esistono due forme di conoscenza: la prima forma è la conoscenza dei sensi, che riguarda l’apparenza degli oggetti e che risulta dall’incontro tra i nostri corpi e gli eidola, atomi-immagine si distaccano dagli oggetti conservandone la configurazione; la seconda forma di conoscenza è la conoscenza intellettuale, che può pervenire alle realtà ultime: gli atomi, il movimento e il vuoto.

ANASSAGORA

Anassagora di Clazomene (circa 500 a.C. – circa 430 a.C.) si trasferì dalla Ionia ad Atene, dove entrò a far parte della cerchia di Pericle e dove insegnò per circa trent’anni, introducendo la filosofia, prima di essere processato per empietà. 
 Anassagora è un pluralista: il suo universo è basato sulla mescolanza di elementi primari qualitativamente distinti, i "semi", tutti compresenti in misure diverse in ogni cosa, il che rende possibile il divenire nei processi di trasformazione e di assimilazione. In origine gli elementi erano disordinati, mescolati in una massa infinita e immobile, poi ordinata da un Nous, un intelletto cosmico. In Anassagora il Nous perde, dunque, il carattere dell’intuizione per divenire una sorta di principio superiore.
Il Nous di Anassagora appare a Platone come un principio troppo cieco, privo di vera causalità dell’ordine delle cose, e ad Aristotele come qualcosa di non sviluppato a dovere,un’entità di cui Anassagora si serve quando non è in grado di indicare un’altra causa.

EMPEDOCLE

Nell’universo fisico di Empedocle di Agrigento (circa 490 a.C. – circa 430 a.C) ci sono quattro elementi non riducibili l’uno all’altro, dunque quattro arché, che Empedocle chiama "radici": acqua, fuoco, terra, aria.Quando si uniscono qualcosa nasce, quando si dividono qualcosa muore.
Le radici sono mosse da due forze: l’amore unisce, la contesa divide, e ciò avviene ciclicamente generando due fasi cosmiche polari - l’uniformità e il caos - delle quali il mondo come lo conosciamo rappresenta uno stadio intermedio. Secondo Empedocle conosciamo le radici e le due forze cosmiche grazie alla presenza in noi di quegli stessi elementi: il simile si conosce per mezzo del simile; si avvia una vera e propria ricerca gnoseologica.


ARISTOTELE

LA BIOGRAFIA Aristotele nacque verso il 384 a.C., a Stagira, città della penisola calcidica, nella Grecia settentrionale (vicina al...