ANASSIMENE: L'ARIA COME PRINCIPIO DELLE COSE
Generalmente Anassimene viene collocato, insieme a Talete e ad Anassimandro, nel contesto dei "milesi", vale a dire i filosofi della città di Mileto, nella Ionia Minore: egli visse poco dopo il VI secolo a.C. Con Anassimene, la filosofia a Ionia compie un passo indietro: egli abbandona l'indagine "astratta" intrapresa da Anassimandro e torna alla ricerca di un unico principio materiale, che egli individua non già nell'acqua, bensì nell'aria. L'aria è quella sostanza infinita che costituisce tutte le cose. Le sostanze diferiscono tra loro per il diverso grado di condensazione dell'aria: l'aria, attenuandosi, diventava fuoco, condensandosi, diventava vento, nuvola, acqua, terra e così via, verso una 'durezza' sempre maggiore. Come Talete aveva dimostrato la presenza della vita negli esseri non viventi mediante l'esempio del magnete che attira il ferro e che quindi è vivo, così Anassimene partì da un esempio particolare per poi estendere le sue tesi all'intera realtà . Egli si servì dell'esempio della respirazione. Notò che a seconda dell'apertura della bocca l'aria usciva diversamente: a bocca larga usciva calda, mentre a bocca stretta usciva fredda. Così estese il processo all'intera realtà sostenendo che freddo e caldo fossero il risultato di un fatto quantitativo. L'aria a seconda che sia più condensata o rarefatta implica il freddo e il caldo. L'aria attraverso passaggi quantitativi può quindi trasformarsi in tutto.
Il mondo, secondo Anassimene, "è come un animale gigantesco che respira e il respiro è la sua vita e la sua anima." L'aria appare come elemento incorporeo, priva di materia. L'aria, per Anassimene, è 'il respiro del mondo', ciò che muove le cose senza essere nessuna cosa.

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